13.9.11

"Kappler liberato dagli amici di Odessa": itinerario e mezzi

La liberazione di Herbert Kappler non fu un'impresa solitaria di sua moglie Anneliese, ma coinvolse una decina di «amici fidati» fra Germania e Italia, dotati anche di aereo. Lo rivela al settimanale "Oggi" il figliastro di Kappler, Ekehard Walther, che parla per la prima volta dopo 34 anni. E che, alla domanda se gli «amici» appartenessero all'organizzazione segreta «Odessa» che aiutava i gerarchi nazisti in fuga, risponde: «Non lo so, non gliel'ho mai chiesto». Il responsabile della strage delle Fosse Ardeatine, condannato all'ergastolo, fuggì dall'ospedale militare del Celio a Roma la notte di ferragosto 1977.

Sua moglie - oggi 86enne, ricoverata in un ospizio tedesco dopo un ictus - riuscì a trasportarlo fuori dalla sua stanza e a portarlo via in auto. «Fu un'operazione progettata nei minimi dettagli», racconta a "Oggi" Walther. «Avevamo un aereo, che avrebbe dovuto trasportare Kappler da un aeroporto vicino a Roma a Monaco di Baviera. Ma arrivando dalla Germania un'avaria sul lago Maggiore ci ha costretti a lasciare l'aereo a Malpensa. Eseguimmo allora il piano con varie auto. Mia madre arrivò all'Eur con una Fiat Mirafiori noleggiata, su cui aveva caricato Kappler. Lì la aspettavamo io e il mio amico Harald, vestiti da preti, e altri quattro amici su una Mercedes che ci scortava. Il convoglio di tre auto arrivò nella notte fino a Bolzano, dove ci siamo tolti gli abiti talari e siamo saliti su un treno per Monaco. Lì ci siamo ricongiunti agli amici. Intanto mia madre era riuscita a varcare la frontiera con il marito nascosto sotto un plaid sui sedili posteriori».
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