La procura militare di Roma ha aperto un'inchiesta sull'uccisione di alcuni
italiani da parte dei nazisti in Francia nella Seconda guerra mondiale. Nel
mirino del procuratore Marco De Paolis l'eccidio di Oradour-sur-Glane, nel quale furono
trucidati 642 civili tra cui una emigrante italiana e sette dei suoi nove figli.
I fatti risalgono al pomeriggio del 10 giugno 1944, quattro giorni dopo lo
sbarco anglo-americano in Normandia. Responsabile della strage il reggimento
«Der Fuhrer» della 2/a divisione corazzata SS «Das reich». In quei giorni la
divisione subì diversi attacchi da parte dei partigiani, in uno dei quali venne
rapito e dopo alcuni giorni ucciso un ufficiale. La morte venne scoperta il 9
giugno dagli uomini del 1/o battaglione del reggimento «Der Fuhrer» e, subito,
scattò la rappresaglia.
Il primo paese che si trovava sulla strada delle SS era appunto
Oradour-sur-Glane, vicino a Limoges, nel sudovest della Francia. I nazisti
fecero un rastrellamento, ordinarono agli abitanti di radunarsi nella piazza,
parlando di un «controllo di documenti». Invece, gli uomini vennero condotti in
alcuni granai e trucidati a colpi di mitragliatrice, mentre donne e bambini
furono arsi vivi all'interno di una chiesa che prese fuoco dopo l'esplosione di
alcune bombe.
Finita la guerra il paese non fu ricostruito e venne lasciato come
un museo a cielo aperto, per conservare la memoria di quella strage, diventata
un simbolo della barbarie nazista. Tra le persone uccise anche alcuni italiani, che il procuratore
Marco De Paolis, come primo atto dell'inchiesta appena avviata, vuole
formalmente identificare. Dai documenti già acquisiti, come riporta l'Agenzia Ansa, risulta che tra le vittime vi fu Lucia
Zoccarato e sette dei suoi nove figli. A Oradour-sur-Glane c'è anche la loro
lapide, accanto a centinaia di altre. Lucia Zoccarato era emigrata in Francia
nel 1927, insieme al marito Giuseppe Antonio Miozzo (che scampò al massacro
perché si trovava in Germania in prigionia) e ai loro primi tre figli. La
famiglia era originaria di San Giorgio delle Pertiche, nel Padovano.
Per la strage vennero processati in Francia, nel 1953, una ventina
di imputati, tra militari tedeschi e alsaziani arruolati nelle SS: vi furono due
condanne a morte, 12 ai lavori forzati, 6 condanne a pene detentive e una
assoluzione, ma una successiva amnistia commutò le condanne a morte e permise la
scarcerazione degli altri condannati. Le indagini sono state riaperte di recente anche in Germania e,
nelle settimane scorse, la procura di Dortmund ha incriminato in relazione alla
strage un ex militare tedesco di 88 anni. Nell'inchiesta aperta dal procuratore militare De Paolis, secondo
quanto si è appreso, allo stato non vi sono ancora indagati.
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