Revisionismo di alta gamma che fa rabbia agli israeliani. È il nuovo lavoro di Timothy Snyder, accademico di Yale, dal titolo "Bloodlands. Europe between Hitler and Stalin". Un poderoso volume con cui lo storico ha riscritto la storia degli stermini di massa nell’Europa dell’Est con un approccio nuovo, volutamente anti-ideologico, che va dal 1932 al 1945. Una rilettura che ridimensiona, anche numericamente, l’Olocausto, inscrivendolo nel più complesso ciclo degli stermini voluti dai regimi dell’epoca. Massacri programmatici che trovano in motivazioni economiche e imperialistiche la loro chiave ultima di lettura. Osannato nei Paesi anglosassoni nei mesi successivi all’uscita, a fine 2010, è stato stroncato di recente in Israele sulle colonne di Haaretz, dove è incappato in una pesante critica a firma di Efraim Zuroff, storico dell’Olocausto, coordinatore delle ricerche sui crimini di guerra nazisti per il Simon Wiesenthal Center e direttore, nella stessa istituzione, dell’Israel office.
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