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La ministra della Cultura, Aurelie Filippetti, che era intervenuta
presso il Cvv dopo le critiche delle associazioni ebraiche si è detta «felice di
questa decisione, necessaria al rispetto della storia e della morale». In vendita alla casa d'aste Vermot de Pas di Parigi sarebbero
andati una quarantina di pezzi - foto, mobili, passaporti, argenteria e
porcellane - provenienti dalla residenza del Fuhrer nelle Alpi bavaresi e dalla
vicina casa di Hermann Goring che furono sequestrati dai militari francesi della
seconda divisione del generale Leclerc il 4 maggio 1945 a Berchtesgaden.
Erano subito insorte le associazioni ebraiche d'Oltralpe, tra cui il Bureau
national de vigilance contre l'antisemitisme (Bnvca) e il Consiglio
rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia (Crif) che ritengono che
questa vendita sia «oscena» e rechi «offesa alle vittime del nazismo» e hanno
chiesto l'intervento dei ministeri dell'Interno e della Cultura, oltre che del
prefetto di Parigi, afffinché «l'asta sia vietata e vengano sequestrati gli
oggetti».
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